Migranti UK: tra i nuovi sbarchi, cambia la percezione del pubblico

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AEMORGAN

“Emergenza migranti”, “allarme immigrazione” e in qualche caso addirittura comici pleonasmi tipo “Regno Unito sotto assedio.” Poi vai a leggere l’articolo, e scopri che l’altro giorno, ben 5 disperati sono sbarcati illegalmente sulle coste inglesi a bordo di un canotto, vincendo la sfida con burrasche e mare mosso in uno dei tratti di mare più pericolosi al mondo. E allora, siamo andati un po’ a spulciare i dati per carpire cosa sta accadendo, e non sono mancate le sorprese.

Quest’anno, circa 4.000 persone hanno attraverso la Manica a bordo di oltre 300 imbarcazioni di fortuna; uomini, donne e bambini in bagnarole strapiene che si affidano al caso. Talvolta si tratta di pochissime persone come venerdì scorso, altre di quantità più importanti come i 235 del 6 agosto. In teoria i numeri potrebbero essere anche più alti, ma spesso l’intervento delle autorità francesi blocca i viaggi della speranza prima ancora che inizino.

Possono sembrare tanti, a seconda della prospettiva, ma nel grande disegno in realtà si tratta di una goccia nel mare. Nel 2019, circa 677.000 persone si sono spostate in UK come immigranti a lungo termine, per studio o lavoro, mentre venivano avanzate 49.000 richieste di asilo politico. Se confrontiamo questi dati, si scopre che i 4.000 sbarchi non autorizzati sulla Manica costituiscono l’1% di tutta l’immigrazione del paese.

A mo’ di paragone, negli altri paesi europei si sono registrate molte più richieste di asilo politico: 165.600 in Germania, 129.000 in Francia e 118.000 in Spagna.

Quando giungono sui territori del Regno Unito, i migranti vengono intercettati e scortati dalla UK Border Force in una struttura in attesa degli accertamenti di rito. Nel caso di richiedenti asilo senza risorse, il collocamento in UK avviene a spese del Ministero degli Interni; laddove invece si evince che l’immigrato avrebbe potuto ragionevolmente chiedere asilo in un altro paese europeo prima del Regno Unito, viene rispedito in quella nazione; un automatismo toccato a 166 individui nel 2019.

Questa regola tuttavia fa parte del famoso Regolamento di Dublino III e che ora verrà a decadere per effetto della Brexit. Dunque, tra un po’ saranno esclusivamente un problema inglese. Ça va sans dire, l’argomento è oggetto di pesanti critiche, e non sono mancate frizioni a riguardo tra Londra e Parigi, ma una cosa è certa: qualunque eventuale rientro in UE ora dovrà essere oggetto di negoziato.

La questione è dirimente, e ha avuto un impatto importante nel referendum sulla Brexit. Da una parte alcuni chiedono interventi più incisivi per perseguire i trafficanti di persone, mentre dall’altra si chiede una semplificazione delle procedure di asilo così da ridurre in modo efficace il traffico umano nella Manica.

Di sicuro, in un clima esasperato dall’emergenza Covid-19 e nel pieno dei piani di immigrazione in larga scala da Hong Kong, ci si aspetterebbe una risposta del pubblico inglese ancora più rigida, e invece pare stia accadendo esattamente il contrario.

Dal referendum per l’uscita del Regno Unito dalla UE ad oggi, “la stampa britannica di destra incredibilmente aggressiva” su temi come immigrazione e rifugiati, ora si è ammorbidita (cit. School of Journalism, Media and Cultural Studies dell’Università di Cardiff); e anche i recenti sondaggi sembrano confermare un’inversione a U dell’opinione pubblica, ora molto più cosciente del ruolo positivo che l’immigrazione ha sul paese (molti dei cosiddetti eroi dell’NHS vengono da famiglie straniere o sono essi stessi immigrati).

Per troppo tempo, il pubblico britannico è stato convinto che essere anti-migranti non sia disumano, ma che costituisca una legittima difesa del proprio stile di vita e della propria economia. Che sia tutta una questione di controllo, insomma. Ma forse, è giunto il momento di separare le cose: da una parte il problema umanitario (questa gente va aiutata, punto) e dall’altro quello logistico (non tutti possono oggettivamente trovare asilo); ma un’impostazione simile richiede di smetterla di mercificare i migranti per tornaconto politico. Questa è la vera sfida, ed è tutta un’altra storia.