Al British Museum la più grande mostra sui manga mai creata fuori dal Giappone

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AEMORGAN

Purtroppo espressioni di arte popolare come i fumetti e i manga sono stati considerati fino a poco tempo fa, almeno in Occidente, come passatempi per bambini, forme di intrattenimento per adolescenti o adulti poco smaliziati.

Negli ultimi anni, anche grazie all’apporto fondamentale del mondo del cinema, questa situazione è stata fortunatamente sanata, e il racconto sequenziale è entrato saldamente nel novero delle arti maggiori riconosciute del canone.

Naturalmente un’introduzione del genere non poteva non passare attraverso le maggiori istituzioni deputate alla legittimazione culturale, ovvero i musei, e negli ultimi decenni abbiamo assistito a un florilegio di esposizioni e mostre dedicate ai fumetti di ogni parte del globo.

Quella che però verrà allestita presso il British Museum dal 23 maggio al 26 agosto è una mostra destinata a passare alla storia. Londra, infatti, ospiterà la più grande esposizione al di fuori del Giappone sui Manga che, non a caso, e in modo molto esplicito, sarà intitolata semplicemente “Manga”.

Un po’ come per i primi esempi di narrazione visuale dalla scansione orizzontale, che è possibile notare tanto nelle incisioni rupestri quanto in alcune opere di Giotto, anche in Giappone si possono rinvenire facilmente antichi progenitori dei manga. Le prime attestazioni risalgono addirittura al 1200 avanti Cristo, ma è all’incirca dal 1700 che gli artisti nipponici presero stabilmente a combinare parole e testi per formare un racconto compiuto a carattere romanzesco.

Col passare del tempo e l’arrivo della stampa, il racconto per immagini si sarebbe trasformato in quella fiorente industria culturale che ogni anno vende milioni e milioni di volumetti (i tankobon) delle storie degli autori più famosi.

I generi esplorati dagli autori, i mangaka, sono tutti quelli associati tradizionalmente alla narrazione: commedia, dramma, racconti scolastici, d’azione, fantasy, di fantascienza, erotici, horror, thriller e moltissime altre combinazioni. Rispetto ai corrispettivi occidentali, le immagini sono spesso predominanti sui testi e anche le composizioni sono più improntate all’icasticità che alla cinetica, come accade negli albi della Marvel o della DC Comics.

La mostra del British Museum si concentrerà, dunque, sulle origini storiche e culturali dei manga, partendo da esempi storici come Il Racconto delle Scimmie, per arrivare a titoli conosciutissimi dei nostri giorni quali ONE PIECE, Golden Kamuy, Capitan Tsubasa (il nostro Holly & Benji) e molti altri.

Le miriade di tavole originali messe a disposizione per i visitatori racconteranno le peculiarità di un’industria in cui si lavora a ritmi serrati, a stretto contatto con il mondo della tv (spesso e volentieri le trasposizione animate – gli anime – avvengono a storie ancora in corso), con scadenze impossibili e aspettative altissime.

E non poteva mancare anche una sezione sulle reciproche influenze tra le varie forme d’arte e tra il rapporto ambiguo, ma molto proficuo che lega Occidente e Oriente negli albi dei mangaka.

Biglietti: acquistabili sul sito del museo al prezzo di 19.50 sterline per gli adulti, gratis per i minori di 16 anni. Promozione il venerdì per gli studenti, con due biglietti al prezzo di uno.

Orari: dal 23 maggio al 26 agosto, dalle 10 alle 17.30.