Brexit, Farage ci ripensa: “È stata un fallimento”, e ora che si fa?

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AEMORGAN

Alla fine perfino il re degli euroscettici l’ha dovuto ammettere. “La Brexit ha fallito” ha confessato -restando serio- Nigel Farage, il re degli euroscettici. L’economia “non ne ha beneficiato” e la colpa, a suo dire, è dei Tory che avrebbero applicato male la sua ricetta. Accuse immancabilmente rispedite al mittente, ma il vero problema è un altro: come siamo arrivati a questo punto, e soprattutto, come ne usciamo?

A che Punto Siamo

Le fasi del lutto, secondo la psichiatra Elisabeth Kübler-Ross, sono cinque: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione. Queste fasi non sono lineari e possono variare da persona a persona, ma rappresentano le reazioni comuni di fronte alla perdita.

La negazione è la prima fase del lutto, in cui si rifiuta di accettare la realtà, e corrisponde ai mesi di peana in favore dell’uscita dalla UE. Tutto, dalla fatidica data del 23 giugno 2016 sembrava volto a negare o minimizzare il dolore: è una fase, ci hanno ripetuto. Una volta entrata a regime, le cose miglioreranno.

E invece, non è passato mese che non dovessi confrontarci con dati sempre più allarmanti. Una volta era colpa della pandemia, e un’altra del tempo avverso. Fatto sta che sulla Brexit sono state dette molte ingenuità (nel migliore dei casi) e bugie (nel peggiore).

La verità era sotto gli occhi di tutti, ed era esattamente ciò che i Remainer (com’è che li chiamavano? Ah sì, i Remoaner) vaticinavano sin dall’inizio. Il Regno Unito ha perso l’accesso al mercato unico di maggior valore al mondo, con un calo di profitti compreso tra il 30 e il 50%, e molte aziende medio-piccole che hanno dovuto chiudere i battenti subissate dalle scartoffie, dai dazi, dalle attese eterne a Dover. L’unico vero benefit di questo gran casino, ovvero l’affrancamento dalle regole UE, si è dimostrato poi una vittoria di Pirro. Alla fine, se vuoi esportare i tuoi prodotti in un altro paese, devi rispettare le certificazioni e le normative locali; dunque addio ai tagli su prevenzione, sicurezza sul lavoro e controlli qualità: di fatto, ci si deve uniformare agli standard dell’Unione Europea se si vuole averci a che fare.

L’alternativa è trovarsi altri partner commerciali, come Canada, Australia e USA, che però si trovano -chi poteva immaginarlo- a decine di migliaia di kilometri di distanza. Il che rende l’operazione un filo anti-economica.

In quest’ottica vanno inquadrate le parole di Farage. E siamo così al momento della rabbia, quello in cui si prova rancore e risentimento, e  si cerca di trovare un colpevole o un responsabile dell’accaduto, anche se spesso in modo irrazionale. La rabbia serve a esprimere il dolore e a sfogare le emozioni represse, anche se purtroppo non risolve il problema nell’immediato.

In quest’ottica vanno inquadrate le parole di Farage.

Cosa ha detto Farage

In una intervista a Newsnight sulla BBC lunedì sera, Farage (a proposito, ma perché lo intervistano ancora?) ha dichiarato:

“Ciò che la Brexit ha dimostrato, temo, è che i nostri politici sono inutili quanto i commissari di Bruxelles. L’abbiamo gestita male in modo totale. […] La Brexit ha fallito. Non abbiamo realizzato la Brexit e i Tories ci hanno deluso molto, moltissimo”.

I dati parlano chiaro. Secondo l’OCSE, la crescita del PIL britannico sarà la seconda peggiore dopo la Russia tra le principali economie del mondo; e per l’Office for Budget Responsibility, il sensibile calo nel commercia del Regno Unito è colpa della Brexit.

Forza e coraggio. Siamo a metà del percorso: la quinta e ultima fase del lutto nazionale è l’accettazione. Prima o poi saremo capaci di accettare la realtà ammettere a noi stessi l’errore senza provare angoscia o rimpianto. Solo così si può riprendere il controllo della nostra vita e si può progettare il futuro. Tornare indietro non è impossibile. Ma prima iniziamo, prima finirà questo incubo.